La mia Musica / My Music

Sergej Rachmaninov

Nell'Appartenenza, la pace

Don Luigi Giussani

Quando ascolto la musica di Rachmaninov così grande nella sua immensa drammaticità - come una liturgia che celebra il Destino -, mi sorprendo a pensare: Rachmaninov esprime quello che sono io, e quello che è l'amico che mi siede accanto, e quello che è l'amica che mi sta di fronte. I concerti del maestro russo, infatti, non sono estranei all'esperienza di una vitalità e di una umanità vissute con spontaneità: quelle note, forti e drammatiche, rappresentano il cuore del mangiare e del bere, del ridere e del piangete, e della stanchezza che prende fino a farci dormire. Esse dicono La grandezza della nostra presenza nel cosmo. E poi danno pace: a ogni movimento la resistenza impavida della positività delle cose inesorabilmente vince ogni tremore che invade mente e cuore e minaccia di distruggere la parola, la mente, il cuore, tutto annullando nella "notte del mondo".

La notte del mondo c'è quando nessuno pensa, quando in nessuno brilla la luce che illumina dal profondo del cuore fin l'ultimo orizzonte degli occhi. La profondità del cuore, pur intangibile, indicibile, inattingibile da noi, è l'ultimo orizzonte degli occhi, il contenuto di un'esperienza che si può fare, che siamo chiamati a fare, nella quale si riverberi la resurrezione finale. Ogni giorno siamo chiamati a sperimentare questo urto sottile e discreto di resurrezione, così che nelle tenebre del mondo di notte noi vegliamo, mentre tutta la gente non pensa, e perciò è tenebra ("tenebra sopra l'abisso", diceva T. S. Eliot, parlando di un mondo in cui l'uomo, come coscienza, manca, o come coscienza è spaccato, rotto, bloccato dalla sua incapacità). In mezzo a questa tenebra noi abbiamo uno spunto di luce, una volontà di conoscere, un impeto di bene gratuito, una passione per il bene dell'uomo, una passione per il destino di tutti, e quindi per il nostro personale destino.


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Guida all'ascolto di Rachnaninov e del suo "Vespro"

"Non scrivere che quello che canta in te"

Pier Paolo Bellini

Ci fu un tempo in cui queste opere avevano ragione di essere. Questo tempo è passato. Oggi Rachmaninov ci appare come un amabile e molto affascinante fantasma (Paul Resenfifd, "the New Republic" 15 marzo 1919).

Che cosa rende Rachmaninov un artista fuori del suo tempo un romantico del novecento, un fantasma? Esistono due ordini di ragioni (di carattere ideologico le prime, di carattere estetico le seconde), ragioni che cercheremo di focalizzare approfondendo i vari aspetti dell'esperienza umana dell'artista.

Rachmaninov nasce nel 1873 e fin da piccolo viene attratto dalla musica attraverso l'esperienza del padre, pianista dilettante; è però la madre a sostenerlo e a incoraggiarne i primi studi regolati, che culminano con l'assegnazione di una borsa di studio presso I Conservatorio di San Pietroburgo. La naturale pigrizia del giovane viene immediatamente corretta, dopo il suo passaggio al Conservatorio di Mosca, dai ritmi educativi della prestigiosa istituzione (le lezioni cominciavano alle sei di mattina). Diplomatosi brillantemente, comincia la professione di compositore e si sposa nel 1902 con Natalija Satina che gli darà due figlie. I problemi umani e professionali cominciano per lui all'indomani della rivoluzione Ottobre: inizialmente Rachmaninov si illude di trovare una buona accoglienza per la sua attività e arriva a donare l'incasso di un suo concerto alla rivoluzione: l'artista libero S. Rachmaninov dona al libero esercito l'onorario del suo primo concerto in un paese libero. Ben presto questa illusoria libertà mostra il suo volto violento: nel Natale dello stesso 1917, attraverso la Scandinavia, Rachmaninov si imbarca per America e non farà più ritorno in patria.

La decisione, che segnerà un vero e proprio trauma nell'animo di Rachmaninov nasceva da un giudizio che solo molto più tardi l'artista renderà pubblico attraverso una lettera al "New York Times": In nessun periodo, in nessun paese è mai esistito un governo che si sia reso responsabile di tante crudeltà, assassini di massa e crimini d'ogni genere quanti ne sono stati perpetrati dai Bolscevichi (12 gennaio 1931) Immediatamente il Conservatorio di Mosca, e in seguito tutte le istituzioni musicali russe proibirono lo studio e l'esecuzione delle Opere di Rachmaninov

Nel nuovo continente l'artista incontrò non poche difficoltà: innanzitutto l'attività di compositore non gli avrebbe permesso di mantenere la famiglia. Dovette così, a quarantaquattro anni, "inventarsi" una nuova professione, più redditizia: si rimise a studiare il piano per tanto tempo tralasciato, con tale decisione da divenire nel giro di pochi mesi uno tra i pianisti più virtuosi del nostro secolo, sicuramente il più ricercato dalle maggiori istituzioni musicali mondiali. In quel periodo doveva fare tanti e tali viaggi, per esempio a Cuba e in Canada, che decise di noleggiare il vagone di un treno che attrezzò con un pianoforte verticale e con i suoi oggetti personali creandosi cosi una piccola casa viaggiante e risolvendo il problema di fare e disfare continuamente bagagli (G. Norris, Rachmaninov).

Il successo raggiunto e la serenità economica assicurata non basteranno certo a rimarginate la ferita nell'animo dell'artista: ne è segno il continuo invio di pacchi di generi di prima necessità e di soldi verso la Russia, per i musicisti in difficoltà, per gli studenti, pacchi accompagnati spesso da lettere di questo tono: Da un russo ai russi un aiuto nella misura delle mie forze, per la lotta contro i nemici. Voglio credere e credo nella vostra vittoria. Ma nemmeno questo, nemmeno i concerti americani in favore delle vittime della guerra in Russia poterono ridargli ciò che la Rivoluzione gli aveva tolto: Può essere l'agitazione o lo stress, legato all'agitazione dei concerti, o il fatto che il genere di musica che mi interessa descrivere non sembra più accettabile al giorno d'oggi... La vera ragione non è forse nessuna di queste. Perché lasciando la Russia io ho lasciato dietro di me lo stimolo a comporre. E partendo dal mio paese ho perduto me stesso. In questo esilio, lontano dalle mie radici e dalle mie tradizioni, io non trovo più lo stimolo a esprimermi (1934, intervista a "Monthly Record").

L'esperienza umana di Rachmaninov è piena di elementi contraddittori, decifrabili addirittura attraverso alcune sue caratteristiche fisiche: un "cipiglio alto due metri" (come lo definiva Stravinskij) dalle larghe spalle, ma magrissimo, così alto che quando sedeva al pianoforte, dopo essersi avvicinato strascicando i piedi, doveva in certo qual modo disporre le lunghe gambe sotto il piano in modo da non pestare i pedali dello strumento. Eppure, dietro un aspetto tanto austero, si celava il potere di suscitare una grandissima e generale emozione non appena cominciava a suonare. Allo stesso modo quell'uomo, esteriormente freddo, si lasciava trascinare in ragazzate quando era in compagnia o assumeva atteggiamenti improvvisamente stravaganti.

Non ci si deve stupire allora di trovare in lui i segni della genialità confusi e mescolati con quelli di un perenne spirito infantile. Aveva per esempio una memoria musicale prodigiosa: si poteva iniziate a parlare di qualsiasi opera per pianoforte sinfonica, lirica, classica o di qualche autore contemporaneo, ma se Rachmaninov l'aveva ascoltata, e soprattutto se gli era piaciuta, allora la suonava come se l'avesse studiata a memoria, come se l'opera fosse sua. Nello stesso tempo amava tutti i giochini piccoli come le matite colorate o la macchina puntatrice, si esaltava per le conquiste della tecnologia come quando un amico gli aveva regalato un aspirapolvere e lui, a tutti quelli che gli facevano visita, mostrava le ottime qualità dello strano marchingegno e si divertiva come un bambino. Da questa indole nacque la sua precoce passione per le auto e per la guida; già nel 1912 aveva comprato una bellissima Mercedes blu scuro con la quale destava lo stupore dei concittadini.

Da un tale temperamento non poteva che nascere un atteggiamento unico e personale nei confronti della musica e della tradizione, un atteggiamento che inizialmente vanne ritenuto una stravaganza come racconta un suo giovane amico: Amava molto le canzoni di chiesa e la musica ecclesiastica e molto spesso anche d'inverno si alzata alle sette del mattino, e se ne andava nel monastero Andronikov, dove restata in piedi nella penombra, nella grandissima chiesa, per tutta la Messa e ascoltava i vecchi e austeri canti liturgici che erano eseguiti dai monaci. Spesso succedeva che proprio nelle sere in cui era stato al monastero se ne andava ad un concerto sinfonico, poi a cenare al ristorante, dove stava seduto a tavola fino a profonda notte, ascoltando con grande piacere delle canzoni tzigane. Senza queste contrastanti impressioni, senza queste emozioni non poteva vivere.

Questo suo originale rapporto con la tradizione musicale divenne nel tempo una matura concezione estetica in netto contrasto con le avanguardie che in quegli anni nascevano. Le sue affermazioni diventano nel tempo sempre più esplicite e decise nell'opporsi alla cultura ufficiale dell'occidente, nel periodo tra le due guerre. Non sono un compositore che produce opere su formule e teorie preconcette. La musica, secondo me, dev'essere l'espressione delle complessa personalità del compositore. La musica deve esprimere il paese di nascita del compositore, i suoi amori, la sua religiosità, i libri che l'hanno influenzato, le pitture che ama. Dev'essere la somma totale delle sue esperienze. La musica nasce solo dal cuore e si rivolge al cuore. È amore. Sorella dalle musica è fe poesia, e madre la sofferenza. E il cuore di Rachmaninov è un cuore ferito: La mia salute declina - questo non ti stupirà se ti ricordi che la mia insoddisfazione cronica mi ha sempre impedito di sentirmi bene. la un'epoca in cui si incominciava a teorizzare la ricercata estraneità dell'autore, e quindi dell'uomo dalla sua opera, riproporre il cuore come sorgente e recettore del messaggio artistico non poteva che decretare la messa nell'angolo del compositore russo.

Oggi il cuore sta per diventare un organo atrofizzato; non lo si usa più. Ben presto sarà diventato una semplice curiosità. Da questa profezia, che negli anni successivi si è progressivamente realizzata, egli derivava il fulcro di una coraggiosa concezione estetica. Lo scopo della musica è creare la bellezza; oggi i nuovi talenti lavorano più con la testa che con il cuore e sono incapaci di entusiasmo. Di qui nascono le sue scelte stilistiche, in primo luogo la riaffermazione del primato della melodia, della cantabilità: La melodia è la musica, è la base di tutta la musica... non scrivere che quello che canta in te. Di qui derivano le scelte dei maestri: Chopin! Ho compreso la sua grandezza dall'età di diciannove anni; non ho mai smesso poi di ammirarlo. Egli è oggi più moderno di tanti moderni... resta ai miei occhi uno dei più autentici giganti. Di qui il suo rapporto con la tradizione: Io sono un compositore russo, il mio paese ha fortemente influenzato il mio temperamento, ma io non mi sforzo di scrivere musica russa più di ogni altre genere di musica. Di qui, infine, la sua scelta di isolamento: Esistono tre categorie di compositori. Quelli che compongono della musica leggera, cioè della musica per il mercato; quelli che compongono della musica al gusto del giorno, cioè delta musica moderna; infine quelli che compongono delta musica "seria", "molto seria", alla categoria dei quali noi abbiamo, voi come me, l'onore di appartenere. Gli editori accettano sempre di pubblicare la musica dei compositori delle prime due categorie perché rappresentano una mercanzia che si vende facilmente! Ma esitano molto di più a pubblicare quella dei compositori dell'ultima categoria. Le due prime forme di musica si indirizzano al portafoglio. L'ultima molto di più al cuore.

È possibile ora azzardare una parola sintetica della poetica di Rachmaninov; una sorgente di ispirazione riscontrabile dietro ogni nota che ci ha lasciato: la nostalgia per l'origine, come confessa in una lettera ad un amico: C'è tuttavia un fardello che sempre si troverà sulle mie spalle, più pesante di ogni altro, e che era sconosciuto a me nella giovinezza. Questo fardello è il fatto di non avere patria. Io ho dovuto lasciare la terra dove sono nato, dove ho passato la mia giovinezza, dove ho lottato e sofferto tutte te sofferenze che un giovane può sopportare e dove finalmente ho raggiunto l'iniziale successo. L'intero mondo mi è aperto, il successo mi aspetta in ogni luogo. Solo un posto è chiuso per me: la mia stessa patria, la Russia

Il Vespro

La composizione corale Vespro, trasposizione in musica del servizio che si tiene nelle chiese ortodosse prima di grandi festività. Rachmaninov la compose con straordinaria rapidità durante l'inverno del 1915.11 brano differisce notevolmente dalla Liturgia per la natura delle melodie: mentre nella Liturgia tutta la musica nasce dalla sua fantasia, nel Vespro invece Rachmaninov, in ossequio ai principi russo-ortodossi, compone dieci numeri basati su canti tradizionali trasfondendoli nelle sue tipiche armonie e variandoli: il n. 2, Blagoslovi dushe moya ("Loda Iddio, o anima mia") e il n. 15, Vzbrannoy voyevode ("Alla Madre di Dio") si ispirano ai canti greci; Svete tikhiy ("Nella luce tranquilla", n. 4) e Nine otpushchayeshi ("Nunc dimittis", n. 5) a canti di Kiev; e infine Slava v vïshnikh Bogu ("Gloria a Dio" o "I sei salmi", n. 7), Khvalite imya Gospodne ("Lodate il nome del Signore", n. 8), Blagosloven esi, Gospodi ("Benedetto sia il Signore", n. 9), Slavosloviye velikoye ("Gloria in excelsis" o "La grande dossologia", n. 12),Dnes spaseniye miru ("Il giorno della salvezza", n. 13) e Voskres iz groba ("Cristo è risorto dal sepolcro", n. 14) a canti znamennïy. I cinque numeri rimanenti sono interpretazioni personali di motivi caratteristici della musica ecclesiastica russa. L'opera si compone di quindici numeri e raggiunge il punto culminante nel numero 9, il racconto della resurrezione (ed è il canto znamennïy di questo anthem che verrà impiegato più tardi nelle Danze sinfoniche). In questo stesso numero 9 si nota il grande impatto espressivo che deriva dall'uso delle voci in gruppi nettamente contrastati a far eco ai sentimenti contenuti nelle parole. Un breve ritornello cantato dai tenori e dai bassi apre l'inno e si ripete all'inizio di ogni nuovo versetto. Di particolare efficacia è la dossologia conclusiva che inizia sommessamente sulle voci dal timbro più grave per crescere fino ad un esaltante "Alleluia" otto battute prima della conclusione.

Un altro esempio della tecnica di accrescere l'enfasi mediante la ripetizione degli "Alleluia" è dato dal n. 3, Slava v vïshnikh Bogu ("Lodate Iddio nell'alto dei cieli"). Qui gli "Alleluia", alternati ai versetti dell'inno, sono ripetuti ogni volta in una tonalità differente e il soprano, iniziando sempre su un grado superiore, raggiunge il punto culminante nell’Alleluia che precede la dossologia; dopodiché sia la tonalità che la dinamica decrescono fino a raggiungere il pianissimo finale. La melodia degli Alleluia del n. 3 ricompare nel n. 12, la Grande Dossologia, dove abbiamo un esempio del metodo usato da Rachmaninov per variare un tema: ai soprani è affidata la versione del soggetto per aumentazione, mentre i contralti cantano un'altra variante in ritmo più libero.

Dall'inizio alla fine del Vespro è sempre presente questo tipo di contrasti ritmici associato ad una gamma molto più ampia di strutture, un impiego delle dinamiche altamente drammatico e un'indipendenza delle voci maggiore che in qualunque altra composizione corale precedente.

Rachmaninov fa grande uso di voci soliste contrapposte a gruppi corali, come nel n. 4 e ancor più nel n. 5, il Nunc dimittis che desiderava fosse eseguito al suo funerale. Ma un contrasto ancora maggiore appare al n. 8, Khvalite imya Gospodne ("Lodate il nome del Signore"), dove il canto znamennïy è messo fortemente in risalto dai contralti e dai bassi dopo un inizio dei soprani e dei tenori armonizzato con maggior ricchezza.


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Bogoroditze dievo (scheda)
Nyne otpusaesci


La vita

1873 Sergej Rachmaninov nasce il 1° Aprile, aOneg, nel distretto di Novgorod. Il nonno e il padre sono pianisti amatoriali che ne comprendono presto il talento musicale.
1882 Si iscrive al conservatorio di S. Pietroburgo.
1885 Trasferitosi a Mosca studia pianoforte, composizione. Qui incontra Tchaikovsky di cui conquista la stima.
1891 Si laurea con lode pianista.
1892 Riceve la Grande Medaglia D?Oro per la composizione del suo esame di laurea in composizione.
1897 Dopo varie composizioni per piano compone la Sinfonia n°1; poveramente diretta da Glazunov, ha una prima disastrosa che gli provoca una depressione gravissima.
1900 Curato con l'ipnotismo compone di getto il Secondo Concerto per Piano che riscuote grande successo.
1902 Si sposa con la cugina Natalia Satin
1904 Dirige il Bolshoj fino al 1906.
1909 Primo tour in America come pianista per cui compone il Concerto n°3.
1917 In dicembre approfitta di un tour in Scandinavia per fuggire dalla Russia sconvolta dalla Rivoluzione. Non tornerà più iniziando una nuova carriera.
1921 Si stabilisce a New York che sarà la base della sua attività nei seguenti 20 anni.
1926 Interrompe il suo silenzio creativo e compone il Concerto n°4 per Piano.
1943 Pochi giorni dopo la il suo ultimo concerto muore di Cancro a Beverly Hills in California, senza mai essere ritornato in patria.